Luglio 2024. Viaggio nelle piazze di lavoro della Protezione civile per ripristinare i danni delle "buzze" di fine giugno: «Vedere il disastro di persona fa effetto, ma qui ci rendiamo utili e conoscere le persone del posto è un’esperienza toccante». Un reportage esclusivo del Corriere del Ticino, che per la prima volta è andato (anche con le telecamere) nei posti chiave dove la Protezione civile è all’opera.
Lassù, a quasi duemila metri di altitudine, l’automobile «quattro per quattro» si arrampica sballonzolando. La strada non è asfaltata e ogni tanto si sente qualche colpo causato dai massi sporgenti che emergono dal terreno. Oltre ai rumori dei sassolini più piccoli, scagliati come proiettili contro la parte interna della carrozzeria. Attorno al veicolo, bianco e con logo della Protezione civile di Locarno e Vallemaggia sul cofano, alberi e ancora alberi. Nient’altro. Il comandante, Patrik Arnold, nonostante gli scossoni non si scompone e continua a parlare al telefono. Con un auricolare, ovviamente. Lo sta facendo da circa mezz’ora, poco dopo aver oltrepassato la passerella di Visletto. Tante chiamate brevi, una dopo l’altra. Militi da spostare, materiale da verificare e soprattutto i contatti con i colleghi delle altre regioni. Dopo la buzza di fine giugno, infatti, militi da tutto il Ticino sono accorsi in aiuto all’alta Vallemaggia. Le piazze di lavoro sono decine.
Settembre 2024. L’intervento della Protezione Civile in Vallemaggia ha rappresentato un’operazione complessa e ben orchestrata, caratterizzata da un'eccezionale gestione tecnica e logistica. La coordinazione tra oltre 600 militi e 17 partner coinvolti, l’uso di tecnologie come il rapid mapping e la gestione delle piazze di volo hanno permesso interventi rapidi ed efficaci. La pianificazione ha incluso la rimozione dei detriti, il ripristino delle vie di comunicazione e il supporto alle comunità isolate, mostrando un esempio di professionalità e capacità organizzativa anche nelle situazioni più critiche.
Settembre 2024. L'alluvione che ha colpito la Vallemaggia ha messo a dura prova gli abitanti e le autorità locali, ma ha anche mostrato il lato umano di chi, con dedizione e professionalità, ha affrontato l'emergenza. Le testimonianze raccolte riflettono il caos delle prime ore, il sacrificio dei volontari e delle squadre di Protezione Civile, e l'emozione di ritrovare un senso di speranza nonostante la devastazione. Un gesto semplice come un disegno di un bambino o le parole di gratitudine di una famiglia evacuata hanno dato la forza per continuare, ricordando che dietro ogni intervento c'è una comunità che si rialza insieme.
Agosto 2024. La Protezione civile Locarno e Vallemaggia allestisce un'attività incentrata sull'assistenza agli anziani nella struttura di accoglienza a Sommascona, in Val di Blegno, collaborando con il personale della Casa per Anziani e pianificando il tutto con mesi di anticipo. Un progetto che combina assistenza, umanità e organizzazione, creando un'esperienza unica per tutti i partecipanti. Tra le attività svolte dai militi dell'assistenza, il supporto all'igiene personale, l'accompagnamento e l'animazione. Tra gli incarichi, era previsto anche un turno notturno. Sono poi state varie le escursioni, che hanno incluso la prova di prodotti di cosmetica e la visita a un caseificio con degustazione. Ogni cosa è stata curata nei dettagli. Che si tratti di pulizie, rifare i letti oppure organizzare di pasti, con particolare attenzione alle intolleranze alimentari, creando momenti di relax e benessere per gli anziani in un contesto immerso nella natura. E c'è pure un caso toccante: un anziano inizialmente in sedia a rotelle ha ricominciato a camminare grazie alle attività proposte, come racconta un capogruppo.
Settembre 2024. Il disastro naturale che si è scatenato nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024 in alta Vallemaggia ha avuto un costo enorme. Otto morti (tra queste, ufficialmente c'è ancora un disperso - un giovane della valle) e ingentissimi danni materiali hanno devastato Bavona e Lavizzara. Una volta riparate le "urgenze", con un'attenzione particolare soprattutto alle persone, ecco che la Protezione civile si mette all'opera anche per recuperare tutta una serie di elementi fondamentali. Dai passaggi per il bestiame alle varie passerelle (alcune spazzate via, altre pericolanti e pericolose), le operazioni coordinate di una serie di gruppi hanno permesso di ripristinare percorsi, sentieri e passaggi. Per tornare finalmente a respirare un po' di "normalità". E, soprattutto, per essere pronti ad accogliere i visitatori nella nuova stagione, con la riapertura della Val Bavona nella primavera del 2025.
Ottobre 2024. Ripartire vuol dire anche recuperare il prezioso patrimonio culturale. Per la prima volta, in una puntata di Strada Regina si documenta il censimento dei beni culturali: tesori scomparsi per sempre e tesori ritrovati. Estratto dal documentario "La memoria ferita", di Gioele Anni e Mauro Triani, presentato nella puntata del 5 ottobre 2024 di "Strada Regina". La Val Bavona, tecnicamente, è ancora chiusa, ma chi è autorizzato può accedervi. Intanto, i lavori per rendere riaccessibile la strada da Fontana avanzano. I segni del nubifragio che si era scatenato nella notte tra il 29 ed il 30 giugno sono ancora evidenti. In particolare un masso, enorme, divenuto uno dei simboli del disastro. Si è staccato da molto più in alto e, con lui, la furia della "buzza" ha fatto sì che fosse trascinato là dove si trova ora. Un altro elemento che ha impressionato gli abitanti della valle - ma non solo - è il punte di Visletto, distrutto in pochi minuti. Ma oltre ai danni - ingentissimi - e alle morti (sette accertate, ma una persona risulta ad oggi ancora dispersa), da recuperare c'è pure un patrimonio culturale. Decine di cappelle disseminate tra stradine e sentieri. Alcune distrutte, altre risparmiate dalla furia.
Agosto 2023: una violenta caduta di giganteschi chicchi ghiaccio, ha messo a dura prova gli enti di primo intervento come la Protezione civile, mentre MeteoSvizzera ne ha studiato le caratteristiche eccezionali. Da un reportage del Corriere del Ticino
I segni dei danni provocati dalla colossale grandinata che il 25 agosto 2023 si era abbattuta su Locarno, con chicchi di ghiaccio dal diametro fino a sette centimetri, qua e là si vedono ancora a oltre due settimane dal suo passaggio. Certo, l'emergenza è rientrata da un pezzo e soluzioni più o meno provvisorie sono state messe a punto subito. Tetti coperti con teli, pareti di palazzi rovinate, carrozzerie di automobili gibollate e resti di alberi diligentemente ammucchiati sono ancora all'ordine del giorno per le strade città. Il fenomeno, dalla portata epocale, ha permesso agli enti di primo intervento e ai meteorologi di trarre qualche lezione. Da una parte per rispondere meglio a mobilitazioni richieste da simili disastri naturali e, dall'altra, per studiare l'eccezionale dinamica di una grandinata dalle proporzioni così inusuali. «La densità delle segnalazioni che abbiamo ricevuto quella sera tramite la nostra app è stata una cosa mai vista a livello nazionale», sottolinea Luca Nisi di MeteoSvizzera.
Marzo 2022. Appena rientrata l'emergenza della pandemia, ecco che ne arriva un'altra. La Protezione civile allestisce un centro d’accoglienza per i profughi ucraini ai Ronchini di Aurigeno. La struttura in Vallemaggia conta 60 posti letto e, nel giro di due giorni, è già al completo. Questa è stata solo la prima di altre simili in differenti luoghi nella Svizzera italiana. I profughi, in massima parte donne e bambini, dopo la registrazione a Cadenazzo e gli accertamenti medici sono trasferiti in una postazione d’accoglienza, dove idealmente resteranno da due a quattro settimane; il tempo minimo necessario per trovare altre soluzioni d’alloggio. Ad esempio, case e appartamenti messi a disposizione da autorità comunali, enti, fondazioni o privati. L’edificio è moderno, funzionale, luminoso e a diretto contatto con la natura. È annesso alle scuole dell’istituto della Bassa Vallemaggia (circa 200 gli allievi). Nel giro di un mese, poi, i profughi hanno iniziato a lasciare il centro per essere ospitati in appartamenti messi a disposizione da privati.
Maggio 2021. Mentre imperversa la diffusione del coronavirus, che ha scatenato una pandemia mai vista in tempi recenti su scala globale, a Locarno la Protezione civile allestisce un centro vaccinazioni. Il grande Palexpo (conosciuto a lungo con il nome "FEVI", contrazione del nome delle società sportive che l'avevano eletto a loro casa, successivamente acquisito dalla Città di Locarno). Ecco le testimonianze, le voci e i volti dei protagonisti che hanno lavorato in un periodo storico particolare e senza precedenti. Dall'allestimento delle postazioni all'accoglienza, sempre rispettando tutte le disposizioni sanitarie di sicurezza imposte dalla Confederazione per l'evento eccezionale, così come avvenuto praticamente in tutto il mondo. Mascherine, rispetto delle distanze. In una catena così complessa, una serie di soluzioni - unite a una cartellonistica efficace - ha permesso di gestire al meglio e in completa sicurezza il flusso di persone.
Marzo 2021. Un documentario raccoglie voci e testimonianze di militi e professionisti della Protezione civile Regione Locarno e Vallemaggia nei giorni cruciali della lotta alla pandemia da coronavirus. Tra organigrammi da aggiornare, telefoni che continuano a squillare, fogli di calcolo con miriadi di informazioni da aggiornare in tempo reale rispetto alla situazione riscontrata sul campo, tutto a supporto dell'emergenza sanitaria e per contrastare il famigerato COVID-19.
Settembre 2020. Un racconto dettagliato di come la Protezione civile di Locarno abbia affrontato l'emergenza causata dalla pandemia da coronavirus. Dalle prime avvisaglie fino all'elaborazione dello scenario peggiore, per fortuna non verificatosi. Passando per la collaborazione con le varie autorità e gli operatori sanitari, senza dimenticare le aziende che hanno fornito i materiali da costruzione indispensabili per la messa a punto di protezioni, separatori e altri accorgimenti da costruire (anche grazie alle conoscenze tecniche dei militi e dei loro responsabili) per poter gestire al meglio le situazioni, rispettando le disposizioni per evitare i contagi e il peggioramento della situazione sotto il profilo della sanità pubblica. Da un lato, molte lezioni sono state imparate subito. Dall'altro, la grande flessibilità dell'ente di primo intervento ha dimostrato la sua capacità di adattamento anche di fronte a situazioni nuove e impreviste.
Luglio 2020. Dalle sei regioni del canton Ticino (3 Valli, Bellinzonese, Locarnese e Vallemaggia, Lugano Campagna, Lugano Città e Mendrisiotto) nei giorni cruciali della lotta alla pandemia da coronavirus. Nel filmato sono mostrate le operazioni principali, dal servizio "taxi tampone" ai checkpoint sanitari, passando per il trasporto di materiale sanitario, la hotline di consulenza, la sanificazione delle ambulanze, il servizio per il Gran consiglio in seduta "extra muros", le zone incontro nelle case per anziani... La protezione civile è sempre stata in prima linea, sin dall'inizio, per lottare contro quel che è stato definito un "nemico invisibile". Oltre mille tra militi e professionisti si sono messi a disposizione per una serie di attività che si sono rese necessarie man mano che l'emergenza avanzava. Con gli interventi di Norman Gobbi, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento istituzioni, e Ryan Pedevilla, Sostituto capo Stato Maggiore Cantonale di Condotta.
Aprile 2020. Un documentario mostra il centro nevralgico, a Locarno, di tutte le operazioni della Protezione civile coordinate a livello cantonale durante l'emergenza "COVID-19" in corso dal 26 febbraio 2020. Molti aspetti operativi delle sei regioni indipendenti, infatti, sono coordinati dalla Protezione civile Regione Locarno e Vallemaggia (Regione "3"), spiega il suo comandante. Ecco l'atmosfera che si respira nel cuore delle operazioni proprio nei giorni cruciali della lotta alla pandemia da coronavirus.
Gennaio 2020. La Protezione civile di Locarno e Vallemaggia (R3) ha allestito un centro di vaccinazioni ad Ascona. Ecco le immagini, i volti e le voci attorno alla struttura che per l'occasione è stata sistemata e adattata alla nuova esigenza: la somministrazione del rimedio contro il coronavirus. Il filmato mostra i primi giorni (a fine gennaio) della messa in esercizio con le prime dosi del vaccino fornito da Moderna assegnate alle persone dagli 85 anni in su. Come ricorda il comandante, "oltre ai sette-otto militi, abbiamo dei collaboratori cantonali che si occupano delle questioni amministrative e poi c'è lo staff sanitario, messo a disposizione dal 144. In totale sono più di venti persone che sono qui tutti i giorni, sette giorni su sette". Norman Gobbi, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento istituzioni: "La Protezione civile è al fronte lo dimostra anche con questi centri di vaccinazione regionale, come qui ad Ascona, di essere capace di rispondere alle esigenze della propria popolazione, in collaborazione con i comuni e il cantone e a favore dei nostri anziani che vengono vaccinati qui al posto protetto di Ascona. Quando si pensa a un rifugio della Protezione civile la mente corre a un posto chiuso, complicato, ermetico... Ma la dimostrazione che vediamo qui ad Ascona ci fa capire come questi posti protetti siano comunque adattabili alle esigenze, come in questo caso quella di centro di vaccinazione, con un flusso di persone che è stato organizzato in maniera ottimale da parte della Protezione civile Locarno e Vallemaggia e dai propri militi, che prendono a carico le persone, durante l'intero processo di vaccinazione, sino poi al congedo, con un buon caffè e un cioccolatino, che fanno sempre piacere".